
21 febbraio 2025 • 6 minuti di lettura
CEDU e verifiche fiscali: nuovi scenari per la tutela dei contribuenti e prospettive di riforma
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza del 6 febbraio 2025 nel caso Italgomme Pneumatici S.r.l. e altri c. Italia (ricorso n. 36617/18), ha rilevato il contrasto tra la disciplina italiana in materia di verifiche fiscali e l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che tutela il diritto al rispetto della vita privata e del domicilio, concetto che include i locali aziendali e professionali quando questi costituiscono la sede dell’attività d’impresa.
Secondo la Corte, il quadro normativo italiano riconosce all’Amministrazione finanziaria un potere istruttorio la cui ampiezza e pervasività non risulta bilanciata da adeguati contrappesi giurisdizionali, né ex ante (prima dell’accesso) né ex post (dopo che l’ispezione è stata eseguita e, più in generale, al termine dell'attività di verifica).
In particolare, la pronuncia ha censurato il sostanziale "automatismo" che può caratterizzare – nei casi in cui non vi sia il coinvolgimento della Procura della Repubblica – la concessione delle autorizzazioni di accesso, le quali vengono rilasciate senza un reale vaglio sulla loro necessità e proporzionalità. La Corte ha inoltre evidenziato l’assenza di strumenti immediati per contestare l’attività istruttoria dell’Amministrazione finanziaria, lasciando i contribuenti privi di un’effettiva possibilità di tutela contro eventuali abusi procedurali.
Le Principali Criticità Evidenziate dalla Corte EDU
La Corte EDU ha individuato tre aspetti principali della disciplina italiana delle verifiche fiscali che necessitano di un ripensamento strutturale:
- Assenza di un controllo giurisdizionale preventivo sulle ispezioni fiscali
La normativa attuale consente all’Amministrazione finanziaria di accedere ai locali commerciali senza necessità di un’autorizzazione preventiva da parte dell’autorità giudiziaria, a differenza di quanto avviene per l’accesso ai domicili privati. La Corte EDU ha sottolineato che questa impostazione non garantisce un bilanciamento adeguato tra il potere di accertamento e i diritti del contribuente, poiché la decisione di effettuare un’ispezione si fonda su un’autorizzazione amministrativa priva di una verifica autonoma della sua proporzionalità e necessità (par. 121-122). - Mancanza di un efficace controllo ex post
Il contribuente non dispone di strumenti per contestare immediatamente la legittimità dell’ispezione fiscale, se non in sede di impugnazione dell’eventuale accertamento. La Corte ha evidenziato che l’assenza di un meccanismo di tutela immediato espone il contribuente al rischio di subire verifiche illegittime o sproporzionate senza possibilità di ottenerne l'inibitoria (par. 137). - Sproporzionalità e ampiezza delle misure adottate dall’Amministrazione finanziaria
La sentenza ha evidenziato che le verifiche fiscali italiane possono comportare l’acquisizione di una quantità ingente di dati e documenti, senza un’adeguata delimitazione dell’oggetto dell’indagine. La Corte ha affermato che un accesso fiscale non può tradursi in una raccolta indiscriminata di informazioni, ma deve essere circoscritto a ciò che è strettamente necessario ai fini dell’accertamento in corso, altrimenti si determinerebbe un’irragionevole compressione delle garanzie riconosciute al contribuente, con conseguente contrasto con il principio di proporzionalità, che impone un bilanciamento adeguato tra l’esigenza di accertamento fiscale e la tutela dei diritti fondamentali (par. 148).
Possibili Impatti della Sentenza sulle Verifiche Fiscali
- Intervento legislativo
Il legislatore italiano potrebbe essere chiamato a intervenire per conformare la normativa alle indicazioni della Corte EDU, introducendo controlli giurisdizionali più stringenti sulle verifiche fiscali e rafforzando le garanzie per i contribuenti, sulla falsariga di quanto avviene in altri ordinamenti europei. - L’impatto sull’inutilizzabilità delle prove raccolte in violazione delle garanzie procedurali
Nonostante l’orientamento della Corte di Cassazione mostri particolare attenzione all’esigenza di tutelare la potestà accertativa dell’Amministrazione finanziaria, i principi dettati dalla Corte EDU potrebbero essere adeguatamente valorizzati in sede giurisprudenziale, anche al fine di rafforzare il ruolo delle garanzie procedurali nel procedimento di accertamento fiscale. In questo contesto, l’articolo 7-quinquies dello Statuto del Contribuente (che prevede l’inutilizzabilità delle prove raccolte in violazione di legge) potrebbe assumere un ruolo rilevante. Sebbene attualmente il suo ambito applicativo sconti margini d’incertezza, la pronuncia della Corte EDU potrebbe offrire una solida base per un’interpretazione particolarmente garantista dell’articolo 7-quinquies, estendendone la portata anche a situazioni in cui le prove siano state acquisite senza rispettare il principio di proporzionalità e le altre garanzie fondamentali del contribuente.
Tale impostazione potrebbe avere un impatto significativo anche sui procedimenti in corso, in cui si potrebbe valorizzare la sentenza della Corte EDU per sollevare eccezioni di inutilizzabilità delle prove raccolte in difetto di adeguate garanzie procedurali. Le imprese già coinvolte in giudizi pendenti dovrebbero pertanto valutare con attenzione come la pronuncia possa incidere sulle strategie difensive, in particolare per contestare l’ammissione di elementi probatori acquisiti in violazione dei principi enunciati dalla Corte EDU.
- Valutare azioni risarcitorie
Nei casi in cui le verifiche fiscali abbiano determinato una lesione concreta dei diritti del contribuente, potrebbe essere possibile e giuridicamente percorribile valutare azioni risarcitorie per il danno subito. La possibilità di ottenere un risarcimento dovrà essere valutata attentamente caso per caso, in relazione agli specifici profili di illegittimità dell’operato dell’Amministrazione finanziaria e alla concreta dimostrazione del pregiudizio subito. La sentenza della Corte EDU potrebbe costituire un importante precedente per lo sviluppo di questo tipo di azioni, soprattutto nei casi in cui le verifiche fiscali abbiano avuto conseguenze economiche rilevanti per il contribuente.
Prospettive Future
La sentenza della Corte EDU potrebbe rappresentare un punto di svolta nel sistema delle verifiche fiscali in Italia, sollecitando il legislatore a rivedere il quadro normativo per garantire un migliore bilanciamento tra le prerogative dell’Amministrazione finanziaria e i diritti fondamentali del contribuente.
L’adeguamento dell’ordinamento italiano alle indicazioni della Corte potrebbe avvenire sia attraverso un intervento legislativo mirato, volto a disciplinare in maniera più stringente i presupposti e i limiti delle ispezioni fiscali, sia mediante un’evoluzione giurisprudenziale, che potrebbe rafforzare l’applicazione dei principi di proporzionalità e necessità anche in ambito tributario.
Parallelamente, le imprese con procedimenti già pendenti dovranno attentamente valutare l’impatto della pronuncia EDU sulla propria posizione processuale, considerando la possibilità di eccepire l’inutilizzabilità di prove acquisite in violazione delle garanzie procedurali o di riformulare le strategie difensive alla luce dei principi affermati dalla Corte.
In attesa di eventuali sviluppi normativi e giurisprudenziali, è essenziale che le imprese monitorino da vicino gli effetti della pronuncia, adottando un approccio strategico nella gestione delle verifiche fiscali per prevenire potenziali criticità e garantire una tutela efficace dei propri diritti in fase giudiziale.


