
6 giugno 2025 • 8 minuti di lettura
Labour News - Le novita della settimana
6 Giugno 2025In evidenza
Corte di Cassazione, 27 maggio 2025, n. 14172 - Tutela indennitaria se il licenziamento si basa su una contestazione disciplinare tardiva
La Corte di Cassazione ha cassato con rinvio una sentenza con la quale i giudici di appello avevano reintegrato un dipendente a seguito di un licenziamento fondato su una contestazione disciplinare inviata tardivamente al lavoratore.
In particolare, la Suprema Corte ha ritenuto errata la pronuncia della Corte territoriale nella parte in cui non era conforme all'orientamento - ormai consolidato della giurisprudenza di legittimità - espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 30985/2017, con la quale è stato affermato che è escluso che per la tardività della contestazione disciplinare si applichi il rimedio della tutela reale piena o depotenziata di cui all'art. 18 della l. 300/1970.
La Corte di Cassazione, infatti, ribadisce il seguente principio di diritto: "La dichiarazione giudiziale di risoluzione del licenziamento disciplinare conseguente all'accertamento di un ritardo notevole e non giustificato della contestazione dell'addebito posto a base dello stesso provvedimento di recesso, ricadente "ratione temporis" nella disciplina dell'art. 18 della legge 300/1970, così come modificato dal comma 42 dell'art. 1 della legge n. 92/2012, comporta l'applicazione della sanzione dell'indennità come prevista dal quinto comma dello stesso art. 18".
Corte di Cassazione, 27 maggio 2025, n. 1415 - Il lavoratore che somma periodi di ferie e periodi di aspettativa alla malattia può essere licenziato per superamento del periodo di comporto
Secondo la recentissima pronuncia della Corte di Cassazione, è legittimo il licenziamento per superamento del periodo di comporto del lavoratore che prolunga l’assenza dal servizio sommando alla malattia lunghi periodi di ferie e aspettativa.
Il caso riguarda un lavoratore che, dopo essere stato licenziato per superamento del comporto, aveva impugnato il provvedimento sostenendo che molte delle sue assenze erano dovute a malattia professionale, dunque non computabili ai fini del comporto. Questa soluzione, accolta in primo grado dal Tribunale, è stata tuttavia riformulata in secondo grado dalla Corte d’Appello, osservando che incombeva sul lavoratore l’onere di dimostrare il nesso causale tra la patologia e le mansioni svolte. Nel caso concreto, tale prova non è invece risultata sufficientemente fornita.
A seguito del ricorso del lavoratore, la Suprema Corte ha, infine, confermato la legittimità del licenziamento, sottolineando che il dipendente era stato assente per circa sei mesi in modo quasi continuativo, sommando malattia, ferie e aspettativa. A giudizio della Corte, se davvero la patologia fosse stata legata all’attività lavorativa, l’assenza prolungata avrebbe dovuto apportare miglioramenti, che invece non si sono mai verificati. Il ricorso del dipendente è stato quindi rigettato con conferma della legittimità del licenziamento, non essendo stata provata alcuna responsabilità datoriale in relazione alle assenze del dipendente.
Garante privacy, newsletter del 30 maggio 2025, n. 535: sanzionato il datore di lavoro che raccoglie illegittimamente i log di navigazione in Internet e i metadati delle e-mail dei dipendenti
Il Garante per la protezione dei dati personali ha ribadito che il datore di lavoro può raccogliere i log di navigazione e i metadati delle e-mail dei dipendenti solo a precise condizioni e con adeguate garanzie.
In particolare, a seguito di un'ispezione, è emerso che la Regione Lombardia raccoglieva e conservava tali dati senza aver stipulato un accordo con i sindacati e senza adeguate tutele per i lavoratori, violando la normativa privacy, anche nel contesto del lavoro agile.
Per questo motivo, il Garante ha comminato una sanzione di 50.000 euro e ha imposto misure correttive, tra cui:
- Anonimizzazione dei log relativi ai tentativi di accesso a siti bloccati;
- Cifratura dei dati identificativi dei dipendenti utilizzatori dei PC;
- Riduzione dei tempi di conservazione dei dati raccolti.
Nonostante la Regione avesse avviato un processo di adeguamento, le violazioni rilevate hanno giustificato l'intervento sanzionatorio e prescrittivo del Garante.
Le altre novità
Legislazione
Partecipazione dei lavoratori in azienda: pubblicata la legge n. 76/2025
Il 26 maggio 2025, è stata ufficialmente pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 120 la Legge 15 maggio 2025, n. 76 sulla partecipazione dei lavoratori in azienda.
La legge, intitolata "Disposizioni in materia di partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese”, entrerà in vigore il 10 giugno 2025.
Circolari e prassi
Italia-Francia: cooperazione rafforzata contro il lavoro illegale e per la sicurezza sul lavoro
Prosegue la collaborazione tra Italia e Francia in materia di lavoro e sicurezza, nell'ambito della dichiarazione congiunta firmata nel 2011 e rinnovata nel 2020. Lo scorso 27 maggio, presso la sede dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro a Roma, si è svolto un incontro bilaterale con le autorità ispettive francesi competenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, durante il quale sono state condivise le recenti novità normative e organizzative intervenute nei due Paesi.
Al centro dell’incontro anche l’analisi dei flussi di distacco transnazionale, l’utilizzo della piattaforma IMI per la cooperazione amministrativa e le modalità di recupero delle sanzioni tra Stati. Le parti hanno infine tracciato un bilancio delle attività svolte e discusso i futuri piani congiunti.
L’occasione è servita anche per ufficializzare la firma dell’aggiornamento delle regole comuni di sicurezza nei cantieri della linea ferroviaria Torino–Lione, con l’obiettivo condiviso di rafforzare la prevenzione degli infortuni nei grandi progetti infrastrutturali.
Tema della settimana
Referendum 8-9 giugno 2025: le implicazioni per il Diritto del Lavoro
Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 i cittadini italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari abrogativi, quattro dei quali riguardano direttamente il diritto del lavoro. Il referendum mira ad abrogare specifiche disposizioni legislative che regolano aspetti fondamentali del rapporto di lavoro.
Vediamo, dunque, nel dettaglio ciascun quesito:
- Abrogazione del contratto a tutele crescenti
Il primo quesito referendario propone l’abrogazione del Decreto Legislativo 4 marzo 2015, n. 23, che ha introdotto il cosiddetto contratto a tutele crescenti nell’ambito della riforma nota come Jobs Act. La norma attualmente in vigore ha modificato in modo sostanziale la disciplina dei licenziamenti illegittimi per i lavoratori assunti a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015, data di entrata in vigore del decreto, prevedendo in caso di licenziamento illegittimo la corresponsione in favore dell'ex dipendente di un’indennità economica e non più la reintegrazione nel posto di lavoro, come previsto dall’originario articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Il quesito referendario mira, dunque, a ripristinare la piena operatività dell’art. 18 anche per i rapporti di lavoro instaurati dopo il 7 marzo 2015.
L’abrogazione del contratto a tutele crescenti comporterebbe, dunque, un ritorno a un sistema di protezione più incisivo per i lavoratori, riducendo il margine di discrezionalità datoriale nei licenziamenti e rafforzando il potere deterrente delle sanzioni previste in caso di illegittimità.
- Estensione delle tutele ai lavoratori delle piccole imprese
Il secondo quesito mira a eliminare le differenze nelle tutele contro i licenziamenti tra lavoratori di aziende con più o meno di 15 dipendenti. Attualmente, i lavoratori delle piccole imprese godono di protezioni ridotte e, in particolare, in caso di licenziamento illegittimo, questi possono accedere ad un risarcimento nella misura massima delle sei mensilità. La sua abrogazione parziale permetterebbe di rimuovere il limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese, la quale verrebbe dunque parametrata a seconda delle circostanze del caso.
- Limitazione del lavoro precario e apposizione della causale al contratto a termine
Il terzo quesito riguarda l'abrogazione parziale del Decreto Legislativo 15 giugno 2015, n. 81, che disciplina i contratti a tempo determinato. L'obiettivo è ridurre la precarizzazione del lavoro, rafforzando il principio della stabilità dell'impiego. Per farlo, si ripropone di reintrodurre l’obbligo di causale anche per i contratti di lavoro che abbiano una durata inferiore a 12 mesi, apponendo una causale giustificativa dell'assunzione a tempo determinato sin dal primo contratto a termine.
- Sicurezza sul lavoro e responsabilità solidale negli appalti
Il quarto quesito referendario propone di estendere la responsabilità solidale del committente per gli infortuni sul lavoro che avvengono negli appalti e subappalti. Con l’abrogazione proposta, il committente diventerebbe corresponsabile anche per gli infortuni causati da rischi specifici dell’attività appaltata. Questo ampliamento della responsabilità punta a rafforzare la tutela dei lavoratori e a incentivare una maggiore vigilanza da parte delle aziende che affidano lavori a terzi in regime di appalto.
- Riforma della cittadinanza italiana
Il quinto quesito propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per gli stranieri extracomunitari maggiorenni per richiedere la cittadinanza italiana. Questa modifica mira a favorire l'integrazione e il riconoscimento dei diritti civili per una fascia significativa della popolazione residente.
L'esito di questi referendum potrebbe avere un impatto significativo sul panorama normativo del lavoro in Italia. L'abrogazione delle norme proposte influenzerebbe le dinamiche occupazionali e le strategie aziendali. Non resta, pertanto, che attendere l’esito delle consultazioni, che delineerà il futuro equilibrio tra esigenze di tutela dei lavoratori e flessibilità organizzativa per le imprese.