
26 luglio 2024 • 21 minuti di lettura
Innovation Law Insights
26 luglio 2024Data Protection & Cybersecurity
I LLM non trattano dati personali secondo l'Autorità privacy di Amburgo
L'Autorità per la protezione dei dati personali di Amburgo ha pubblicato un interessante paper di approfondimento sui rischi per la privacy e l'IA, che dimostra una consapevolezza approfondita della tecnologia.
Ecco alcuni spunti innovativi:
- Trattamento da parte degli LLM e archiviazione dei dati: a differenza dei sistemi di dati tradizionali, gli LLM trattano token e relazioni vettoriali (embedding), che secondo il DPC di Amburgo non costituiscono “trattamento” o “archiviazione” di dati personali ai sensi del GDPR.
- Tokenizzazione vs. dati personali: I token e gli embedding negli LLM non hanno il legame diretto e identificabile con gli individui richiesto dalla giurisprudenza della CGUE per essere considerati dati personali.
- Attacchi di memorizzazione: Sebbene sia possibile estrarre dati di addestramento dagli LLM, questi attacchi sono spesso poco pratici e legalmente discutibili, il che significa che l'identificazione dei dati personali non è sempre possibile ai sensi della normativa attuale.
- Legalità dell'uso degli LLM: Anche se i dati personali sono stati gestiti in modo scorretto durante lo sviluppo di LLM, ciò non rende necessariamente illegale l'utilizzo del modello risultante, offrendo una rassicurazione a coloro che utilizzano modelli di terze parti.
In definitiva il paper riflette un approccio sofisticato e tecnologico all'intersezione tra IA e privacy.
Le altre autorità dell'UE preposte alla tutela della privacy seguiranno la stessa strada? Sarebbe un cambiamento rivoluzionario per il settore!
Su un argomento simile può essere d'interesse l'articolo "Scraping di dati e AI generativa: il controverso orientamento dell’Autorità olandese per la protezione dei dati personali "
Autore: Giulio Coraggio
Le pratiche di Google in materia di privacy sono sottoposte al vaglio dell'AGCM
Google deve affrontare un'indagine sulla tutela dei consumatori in Italia per problematiche legate alla privacy; l'indagine esamina le pratiche di trattamento dei dati nei suoi servizi.
Google sotto esame: Avviata un'indagine sulla tutela dei consumatori
L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un'innovativa indagine sulle pratiche commerciali scorrette del gigante tecnologico Google, segnando un'importante intersezione tra la normativa sulla tutela dei consumatori e le problematiche relative alla privacy. L'indagine analizza le modalità di gestione dei dati degli utenti da parte di Google attraverso la sua vasta gamma di servizi, mettendo in dubbio la conformità delle pratiche dell'azienda alle leggi a tutela dei consumatori e alle norme sulla privacy.
Al centro di questa indagine sulla tutela dei consumatori ci sono tre questioni fondamentali:
- Meccanismi di consenso: l'AGCM sta esaminando se i metodi utilizzati da Google per ottenere il consenso degli utenti alla condivisione dei dati siano trasparenti ed equi. Si teme che queste pratiche possano essere fuorvianti o aggressive, violando potenzialmente i diritti degli utenti.
- Trasparenza delle informazioni: gli investigatori stanno esaminando la qualità e la completezza delle informazioni che Google fornisce agli utenti sull'utilizzo dei dati. La domanda è se gli utenti siano pienamente informati su come i loro dati personali vengono utilizzati nell'ecosistema di Google.
- Implicazioni del consenso: l'indagine mira a comprendere la portata e le conseguenze del consenso degli utenti. Gli utenti sono veramente consapevoli di ciò che accettano quando accettano le condizioni di Google?
La protezione dei consumatori incontra la privacy: una nuova frontiera normativa
Questa indagine rappresenta una nuova frontiera nell'applicazione della normativa sulla tutela dei consumatori, in cui le pratiche relative ai dati sono considerate non solo come problemi di privacy, ma anche come potenziali fonti di potere di mercato. L'AGCM sta valutando se l'ampia raccolta e l'utilizzo dei dati da parte di Google le conferiscano un vantaggio competitivo sleale, soffocando potenzialmente la concorrenza nel mercato digitale.
L'indagine solleva anche interrogativi sulla conformità al GDPR, che stabilisce standard rigorosi per la protezione dei dati e il consenso degli utenti. Coniugando le preoccupazioni per la protezione dei consumatori con la normativa privacy, questa indagine potrebbe costituire un precedente per il modo in cui le autorità di regolamentazione si approcceranno in futuro alle pratiche del settore tecnologico in materia di dati.
Per Google, questa indagine rappresenta una sfida significativa. L'azienda deve difendere le proprie pratiche in materia di dati, mantenendo la fiducia degli utenti e rispettando normative sempre più severe. L'esito di questa indagine potrebbe avere implicazioni di vasta portata non solo per Google, ma anche per l'approccio delle aziende alla privacy e al consenso dei dati a livello globale.
Le aziende di tutti i settori seguono con attenzione questo caso, poiché potrebbe influenzare:
- Il modo in cui le autorità per la tutela dei consumatori considerano i dati come un bene competitivo.
- L'equilibrio tra innovazione e protezione della privacy
- Le future normative sulla raccolta e l'utilizzo dei dati nell'UE e oltre, anche perché le autorità di regolamentazione osservano da vicino anche i dark pattern.
Legal Design: una potenziale soluzione?
In risposta a queste sfide, molte aziende si stanno rivolgendo sempre più al legal design. Questo approccio innovativo mira a rendere i documenti legali, comprese le informative privacy e i moduli di consenso, più facili da usare e comprensibili.
Il legal design prevede
- Semplificazione del complesso linguaggio legale
- Utilizzo di elementi visivi per migliorare la comprensione
- Organizzazione delle informazioni in modo più intuitivo
Gli obiettivi dell'utilizzo del legal design sono molteplici:
- Aumentare la trasparenza e creare fiducia negli utenti
- Proteggere le aziende dalle sfide legate alla normativa sulla privacy e alla tutela dei consumatori
- Aumentare potenzialmente il coinvolgimento e la soddisfazione degli utenti
Investendo nel legal design, le aziende possono di affrontare alcuni dei problemi al centro di questa indagine antitrust. Meccanismi di consenso chiari, concisi e visivamente accattivanti potrebbero potenzialmente attenuare le preoccupazioni relative a pratiche di raccolta dei dati fuorvianti o aggressive.
In DLA Piper abbiamo creato un'offerta dedicata al legal design composta da designer con una formazione giuridica e da avvocati. Contattateci se volete saperne di più.
Per saperne di più sul legal design può essere d'interesse l'articolo: "Legal Design Tricks: piccoli segreti per utilizzare il Legal Design nella tua quotidianità!"
Autore: Giulio Coraggio
Il GPEN ha pubblicato il rapporto dello Sweep 2024 incentrato sui dark pattern
Il Global Privacy Enforcement Network (GPEN) ha pubblicato il rapporto dello Sweep 2024 incentrato sui “Deceptive Design Patterns” (DDP), noti anche come “dark pattern”, riscontrati nei siti web e nelle app mobile. L'iniziativa si propone di esaminare come le scelte di design delle piattaforme digitali influenzino, manipolino o costringano gli utenti a prendere decisioni che potrebbero non essere nel loro interesse, in particolare per quanto riguarda la privacy.
Il contesto
Lo Sweep si è svolto dal 29 gennaio al 2 febbraio 2024, con la partecipazione di 26 autorità Autorità privacy, tra cui il Garante per la protezione dei dati personali, che hanno esaminato un totale di 1.010 siti web e app. Lo Sweep di quest'anno è stato significativo perché è stato coordinato con l'International Consumer Protection and Enforcement Network, segno di una solida collaborazione tra le autorità di regolamentazione per la tutela della privacy e dei consumatori. Questa collaborazione dimostra la crescente intersezione tra privacy e protezione dei consumatori nell'economia digitale.
Metodologia
Lo Sweep mirava a riprodurre l'esperienza dei consumatori e le Autorità privacy partecipanti dovevano interagire con siti web e app mobile per valutare come queste gestiscono le scelte sulla privacy, forniscono informazioni sulla privacy e gestiscono le disconnessioni e le cancellazioni degli account. L'Office of the Privacy Commissioner of Canada ha coordinato lo Sweep, fornendo istruzioni standardizzate e un questionario per garantire l'uniformità della valutazione. Il questionario si è concentrato su cinque indicatori chiave derivati dalla tassonomia dei dark pattern dell'OCSE:
- Linguaggio complesso e confuso (Complex and confusing language) ): informative privacy eccessivamente tecniche o lunghe, che rendono difficile la comprensione da parte degli utenti.
- Interferenza dell'interfaccia (Interface interference) ): elementi di design che manipolano la percezione e il processo decisionale degli utenti in merito alle opzioni sulla privacy.
- Fastidio (Nagging) ): richieste ripetute che possono compromettere gli interessi degli utenti in materia di privacy.
- Ostruzione (Obstruction) ): passaggi aggiuntivi che impediscono agli utenti di raggiungere gli obiettivi legati alla privacy.
- Azione forzata (Forced Action): costringere gli utenti a fornire più dati personali del necessario.
Risultati
Durante lo Sweep è stato rilevato che i dark pattern erano prevalenti nella maggior parte dei siti web e delle app esaminate, con il 97% che conteneva almeno un elemento di design ingannevole. Il DDP più comune è stato l'uso di un linguaggio complesso e confuso nelle informative sulla privacy, riscontrato in media nell'89% dei casi. Queste informative erano spesso eccessivamente lunghe (alcune superavano le 3.000 parole) e piene di linguaggio tecnico, scoraggiando gli utenti dal leggerle e comprenderle.
L'interferenza dell'interfaccia è un altro dark pattern frequente, osservato in media nel 43% delle interazioni. Si trattava di tattiche come la falsa gerarchia, in cui le opzioni meno protettive per la privacy venivano visualizzate in modo più evidente, e venivano preselezionate le impostazioni più invasive per la privacy. È stato individuato anche il cd. Confirm-shaming, attraverso il quale viene utilizzato un linguaggio emotivo per spingere gli utenti verso determinate scelte, come la conferma delle impostazioni privacy di default dell'app.
L'ostruzione è stata utilizzata in media nel 39% delle interazioni, creando ostacoli agli utenti che cercano di esercitare i propri diritti privacy. Ad esempio, l'opzione per cancellare degli account era difficile da trovare o richiedeva più click, con il 55% dei siti che non forniva un'opzione diretta di cancellazione dell'account.
Le azioni fastidiose e forzate sono state meno comuni ma comunque degne di nota, comparendo rispettivamente nel 14% e nel 21% delle interazioni. Queste modalità includevano richieste ripetute per interrompere l'esperienza dell'utente e incoraggiarlo a cedere alle richieste per evitare ulteriori fastidi e la fornitura obbligatoria di dati per accedere ai servizi o cancellare l'account, compromettendo così l'autonomia dell'utente.
Raccomandazioni
Per mitigare l'impatto negativo dei dark pattern, il GPEN raccomanda alle organizzazioni di:
- semplificare le informative privacy per renderle accessibili e comprensibili;
- progettare interfacce che rispettino le scelte degli utenti in materia di privacy senza manipolazioni;
- evitare passaggi e barriere inutili nei processi legati alle scelte sulla privacy; e
- fornire opzioni chiare e semplici per la gestione degli account, compresa la loro cancellazione.
Per essere conformi a tali indicazioni si raccomanda di adottare tecniche di legal design che aiutino l'utente a prendere decisioni più informate e garantiscano la conformità ai principi e agli obblighi del GDPR.
Il Garante privacy si è già pronunciato precedentemente sui dark pattern, per saperne di più può essere d'interesse l'articolo "La prima sanzione del Garante privacy sui dark pattern: l’importanza del legal design".
Autrice: Roxana Smeria
Intellectual Property
Tetris celebra 40 anni: un trionfo di marchio nell'Unione Europea
Introduzione
In un traguardo notevole, l'iconico gioco Tetris celebra il suo 40º anniversario. Conosciuto per la sua accattivante melodia, Tetris ha conquistato un posto unico non solo nella storia dei videogiochi ma anche nel campo del diritto della proprietà intellettuale. La melodia principale di Tetris, insieme al suo logo e al suo nome, è infatti riconosciuta come un marchio dell'Unione Europea (EUTM), segnando un successo significativo per la Tetris Holding Corporation, con sede negli Stati Uniti.
Contesto storico
Tetris, considerato uno dei migliori videogiochi mai creati, ha avuto origine nell'Unione Sovietica. È stato sviluppato da Alexey Pajitnov e lanciato per la prima volta il 6 giugno 1984. Il design semplice ma coinvolgente del gioco ha rapidamente guadagnato popolarità e la sua successiva distribuzione insieme al Nintendo Game Boy - una mossa ancora considerata una delle decisioni più intelligenti nella storia del gaming - ha cementato il suo status di fenomeno culturale.
Tutela del marchio sonoro: la prospettiva giuridica
Il riconoscimento della melodia di Tetris come EUTM evidenzia la natura evolutiva del diritto dei marchi nell'Unione Europea. Tradizionalmente, i marchi sono stati associati a simboli visivi o loghi. Tuttavia, la protezione si è estesa a comprendere i marchi sonori, che possono includere jingle e altri suoni che fungono da indicatori di origine commerciale.
Secondo la legge dell'UE, un suono può essere registrato come marchio se è distintivo e capace di essere rappresentato graficamente. Le norme che disciplinano la registrazione dei marchi sonori sono state aggiornate nel 2017 con il Regolamento (UE) 2017/1001, che abolisce il requisito della rappresentazione grafica, purché il marchio sia rappresentato in modo chiaro, preciso, autonomo, facilmente accessibile, intelligibile, durevole e obiettivo.
Questa modifica ha ampliato la portata della protezione dei marchi sonori, consentendo la registrazione di suoni che possono essere descritti mediante notazione musicale o presentati in formato audio digitale.
Perché un marchio sonoro sia registrabile nell'Unione Europea, deve soddisfare alcuni criteri fondamentali:
- Distintività: il suono deve essere in grado di distinguere i prodotti o servizi di un'impresa da quelli di altre imprese. Questo implica che il suono non deve essere comune o generico, ma deve avere un carattere unico che lo renda immediatamente riconoscibile e associabile a una specifica origine commerciale. Nel caso della melodia di Tetris, il suo ampio riconoscimento e l'associazione diretta con il gioco soddisfano questi criteri. La capacità del suono di richiamare immediatamente il prodotto specifico, in questo caso il videogioco Tetris, è fondamentale per la sua registrabilità.
- Rappresentazione: con le modifiche introdotte dal Regolamento (UE) 2017/1001, un marchio sonoro non deve più essere rappresentato graficamente. Tuttavia, deve essere rappresentato in modo chiaro e preciso, il che può includere la notazione musicale o un file audio digitale. Questa rappresentazione deve essere autonoma e facilmente accessibile, intelligibile per chiunque esamini il registro dei marchi.
- Durabilità e obiettività: la rappresentazione del marchio sonoro deve essere durevole, ovvero mantenere le sue caratteristiche distintive nel tempo, e obiettiva, consentendo a chiunque di identificare chiaramente il suono registrato come marchio senza ambiguità.
La registrazione della melodia di Tetris come EUTM non è un caso isolato. Altri suoni noti, come il ruggito del leone della MGM o il jingle di Intel, sono stati registrati come marchi sonori. Questi esempi dimostrano come i suoni possano fungere da potenti strumenti di branding, capaci di evocare istantaneamente un prodotto o un'azienda nella mente dei consumatori.
La registrazione riuscita della melodia di Tetris come EUTM da parte della Tetris Holding Corporation sottolinea l'importanza dei diritti di proprietà intellettuale nell'industria dei videogiochi. Dimostra come le aziende possano sfruttare la protezione del marchio per salvaguardare i loro asset unici e mantenere il loro vantaggio competitivo. Questa mossa non solo tutela il marchio Tetris, ma rafforza anche la sua eredità e significato culturale.
Conclusione
Il riconoscimento della melodia di Tetris come marchio dell'Unione Europea per la sua melodia principale, logo e nome è una testimonianza della sua eredità duratura e del suo impatto culturale. Questo successo non solo onora la ricca storia del gioco, ma esemplifica anche la natura dinamica del diritto dei marchi e la sua capacità di adattarsi a nuove forme di proprietà intellettuale.
Sui marchi non convenzionali può essere interessante l’articolo “Di cosa tener conto nel caso di uso di un marchio di colore”
Autrice: Maria Rita Cormaci
UPC: le prime sentenze di merito delle Divisioni locali di Düsseldorf e di Parigi
A distanza di poco più di un anno dall'entrata in funzione dell'UPC, e segnatamente il 3 e 4 luglio scorso, la Divisione locale di Düsseldorf e la Divisione locale di Parigi hanno emesso le prime decisioni a definizione di due procedimenti di merito.
La prima decisione nel merito è stata resa dalla Divisione Locale di Düsseldorf in una vertenza avente ad oggetto un brevetto di una società tedesca relativo ad un dispositivo di sanificazione per vasche da bagno. La Corte, dopo aver dichiarato nullo il brevetto attoreo nella sua formulazione originaria, ha ritenuto invece valido il titolo come emendato in corso di causa dall'attrice. Inoltre, in accoglimento delle richieste attoree, ha disposto un ordine di inibitoria nei confronti della convenuta valido in sette Stati aderenti all'UPCA: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.
La seconda decisione, resa dalla Divisione locale di Parigi il 4 luglio scorso, è stata invece emessa al termine di un procedimento avente ad oggetto un brevetto relativo a una tecnologia per il monitoraggio a distanza dei livelli di glucosio nel sangue dei pazienti diabetici. In accoglimento della domanda riconvenzionale di nullità presentata dalla convenuta, la Corte ha dichiarato nullo per carenza del requisito di attività inventiva il brevetto attoreo in tutti i Paesi aderenti all'UPCA. In virtù di ciò, i Giudici non si sono pronunciati in punto di contraffazione.
Le sentenze, che non mancheremo di commentare con maggiori dettagli, sono state rese a un solo anno dall'entrata in funzione del sistema UPC; ciò conferma l'efficienza del sistema e l'impegno del Tribunale Unificato dei Brevetti di emettere decisioni, anche di merito, in tempi celeri.
Su un simile argomento può essere interessante l'articolo “UPC: la divisione locale di Parigi si pronuncia sulla competenza in caso di più convenuti”.
Autrice: Laura Gastaldi
Technology Media and Telecommunication
L'AGCom avvia una consultazione pubblica sulle misure regolamentari concernenti l'assegnazione delle frequenze radio per sistemi terrestri di comunicazioni elettroniche wireless a banda larga e ultralarga
Con la delibera 247/24/CONS del 26 giugno 2024, pubblicata il 2 luglio successivo, l'AGCom ha avviato una consultazione pubblica sulle future misure regolamentari concernenti l'assegnazione delle frequenze radio per sistemi terrestri di comunicazioni elettroniche wireless a banda larga e ultralarga i cui diritti d'uso sono in scadenza al 31 dicembre 2029.
In particolare, si tratta dei diritti d'uso di radiofrequenze assegnati in Italia ai vari operatori per lo sviluppo delle reti wireless e dei relativi servizi fissi e mobili ad alta velocità, con l'eccezione dei diritti d'uso di tipo Wireless Local Loop (WLL) nella parte inferiore della banda 26 GHz (ossia l'intervallo di frequenze 24.5 – 26.5 GHz), che scadranno nel 2026, e di quelli assegnati nel 2018 per il 5G, che saranno validi fino al 31 dicembre 2037.
Il testo sottoposto a consultazione pubblica (Allegato A alla delibera 247/24/CONS) si compone anzitutto di una prima parte introduttiva, di una seconda parte in cui è descritto il quadro dei diritti d'uso in scadenza al 31 dicembre 2029 e di una terza riguardante il mercato dei servizi wireless in Italia. A valle di queste prime sezioni del testo oggetto di consultazione pubblica, con il primo quesito l'AGCom chiede agli eventuali partecipanti se hanno "ulteriori questioni da evidenziare riguardo al contesto di riferimento sin qui riassunto".
Segue poi una sezione – la quarta – dedicata alle valutazioni preliminari dell'Autorità nell'ambito della quale l'Autorità sottolinea, in primo luogo, che la "scadenza simultanea dei diritti d'uso di una così ingente quantità di risorse spettrali non deve rappresentare un ostacolo alla diffusione e allo sviluppo sul territorio di servizi wireless ad altissima velocità" e che, pertanto, appare fondamentale definire delle procedure amministrative per mettere a disposizione del mercato le risorse spettrali in questione in tempo utile a garantirne l'impiego senza soluzione di continuità.
Nella quarta sezione, l'AGCom ricorda le diverse soluzioni previste dal Codice delle comunicazioni elettroniche (d. lgs n. 259/2003, come modificato dal d. lgs. n. 207/2021 – "CCE") in relazione ai diritti d'uso delle frequenze, e cioè (i) la loro proroga; (ii) il rinnovo; (iii) l'adozione di una procedura di assegnazione competitiva o comparativa dei diritti d'uso delle frequenze ai sensi dell'art. 67 CCE.
L'AGCom evidenzia che tali soluzioni possono essere applicate, se del caso, anche in maniera differenziata in base alla tipologia di diritti d'uso delle frequenze in scadenza. L'Autorità ritiene, in particolare, che possano essere meritevoli di valutazione diverse combinazioni di proroga, rinnovo e nuova assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze.
Infine, L'Autorità, espresse ulteriori considerazioni in merito agli eventuali approcci a suo avviso percorribili, chiede ai soggetti interessati a partecipare alla consultazione pubblica di:
- esporre le proprie osservazioni e proposte in merito agli orientamenti dell'Autorità sulle future misure regolamentari in relazione alle frequenze in scadenza;
- fornire e motivare la propria posizione con riguardo al tipo di procedura più adeguata da applicare alle frequenze;
- indicare quali condizioni e obblighi si ritiene debbano essere associati ai diritti d'uso delle frequenze in scadenza;
- indicare le misure pro-competitive che dovrebbero essere adottate nelle future procedure riguardanti i diritti d'uso in scadenza;
- fornire informazioni ed elementi circa l'eventuale roadmap di sviluppo dell'ecosistema tecnologico con riferimento alla banda 28 GHz e le modalità previste per l'impiego di tale frequenza e la coesistenza con le varie applicazioni in banda. L'Autorità chiede inoltre ai partecipanti se ritengono che "la banda debba essere soggetta a refarming con sostituzione dei sistemi WLL".
I soggetti interessati a partecipare alla consultazione pubblica dovranno trasmettere i loro contributi entro il 30 settembre 2024.
Su un simile argomento può essere interessante l’articolo “Parere dell’AGCom concernente la proroga dei diritti d’uso per servizi Wireless Local Loop (WLL)”.
Autrici: Flaminia Perna, Matilde Losa
La rubrica Innovation Law Insights è stata redatta dai professionisti dello studio legale DLA Piper con il coordinamento di Arianna Angilletta, Matteo Antonelli, Edoardo Bardelli, Carolina Battistella, Carlotta Busani, Giorgia Carneri, Maria Rita Cormaci, Camila Crisci, Cristina Criscuoli, Tamara D’Angeli, Chiara D’Onofrio, Federico Maria Di Vizio, Enila Elezi, Alessandra Faranda, Nadia Feola, Laura Gastaldi, Vincenzo Giuffré, Nicola Landolfi, Giacomo Lusardi, Valentina Mazza, Lara Mastrangelo, Maria Chiara Meneghetti, Deborah Paracchini, Maria Vittoria Pessina, Tommaso Ricci, Rebecca Rossi, Roxana Smeria, Massimiliano Tiberio, Giulia Zappaterra.
Gli articoli in materia di Telecommunications sono a cura di Massimo D’Andrea, Flaminia Perna e Matilde Losa.
Per maggiori informazioni sugli argomenti trattati, è possibile contattare i soci responsabili delle questioni Giulio Coraggio, Marco de Morpurgo, Gualtiero Dragotti, Alessandro Ferrari, Roberto Valenti, Elena Varese, Alessandro Boso Caretta, Ginevra Righini.
Scoprite Prisca AI Compliance, il tool di legal tech sviluppato da DLA Piper per valutare la maturità dei sistemi di intelligenza artificiale rispetto alle principali normative e standard tecnici qui.
È possibile sapere di più su “Transfer”, il tool di legal tech realizzato da DLA Piper per supportare le aziende nella valutazione dei trasferimenti dei dati fuori dello SEE (TIA) qui e consultare una pubblicazione di DLA Piper che illustra la normativa sul Gambling qui, nonché un report che analizza le principali questioni legali derivanti dal metaverso qui, e una guida comparativa delle norme in materia di loot boxes qui.
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Qualora non si volesse più ricevere gli Innovation Law Insights o ci si volesse iscrivere alla stessa, è possibile inviare un'email a Silvia Molignani.